Aleksandr Vasilevic Suvorov fu uno dei maggiori rappresentanti dello zarismo militaresco di fine Settecento, ed uno dei generali più famosi della storia russa. Rappresentò, attraverso le sue guerre, le ambizioni storiche della Russia post-
Osannato in eterno dai suoi successori e ricordato in letteratura (Tolstoj sembra far aleggiare il suo spettro in Guerra e pace), Suvorov scomparve senza poter vedere sconfitto il suo ultimo nemico, Napoleone. Sempre al servizio dell’espansionismo imperialistico zarista, il vegliardo ebbe fama presso i soldati per il suo motto va avanti e colpisci, che deriva dalla sua più famosa similitudine, ripresa poi dai suoi successori: “la palla è una vecchia pazza che non sa quel che si faccia, la baionetta è una giovine saggia e in tutto il suo vigore. ” Seppur distintosi per essere rimasto imbattuto, Suvorov non dimostrò certo lungimiranza in questa sfiducia verso le armi da fuoco. Non si trattava in realtà solo di convinzioni personali del generale, ma anche di una dottrina bellica praticamente adottata sino alla Seconda Guerra Mondiale (la carica alla baionetta preferita allo scontro a fuoco), che intendeva da un lato celare carenze logistiche enormi in fatto di dotazione di armi e dall’altro sfruttare la pura forza numerica dellesercito russo e poi sovietico.
Un anno dopo la morte di Suvorov, nel 1801, stanchi di restare preda di Persiani e Turchi, i Georgiani divennero parte dellImpero russo. Centotrenta anni più tardi la Russia, divenuta sovietica, era comandata dal dittatore georgiano Stalin. Di fronte all’invasione nazista, in barba all’internazionalismo proletario e all’antizarismo, il capo sovietico ripescò le vecchie glorie Suvorov, Kutuzov e il medievale Aleksandr Nevskij per elargire medaglie intitolate ai sunnominati e propagandare la difesa dellURSS chiamando tutti alla Grande guerra patriottica, col beneplacito della Chiesa ortodossa russa. Fu così che, per esempio, il generale sovietico di origine polacca Rokossovskij ricevette, assieme a tante altre medaglie di meriti di guerra, l’onoreficenza ordine di Suvorov, ovvero una commemorazione del generale che represse i suoi avi e il suo paese centocinquanta anni prima. E in breve tempo ancora un altro periodo di sovranità limitata avrebbe atteso i polacchi (senza remore da parte di Rokossovskij).
Riccardo Cammelli