Campaldino: studio e realizzazione

L’idea di preparare come GLA uno scenario rappresentante la battaglia di Campaldino del 1289 nacque durante la convention Empoli Games 2017, in cui era presente un bel tavolo rappresentante la battaglia di Montaperti del 1260, nella quale i senesi (ghibellini) sconfissero duramente i fiorentini (guelfi). Un membro del nostro club (S.T.), appassionato di reenactment medievale, avvicinandosi al tavolo esclamò: “che bello, che battaglia rappresenta?”.

Il gioco Guelf and Ghibbellins della ES da cui abbiamo preso spunto per il campo di battaglia

Appena gli fu detto che lo scontro rappresentava la battaglia di Montaperti si accese un’accanita discussione riguardo lacorretta ricostruzione della battaglia, ritenuta dal nostro assolutamente errata. Ne derivò un garbato ma polemico scambio di idee, dovuto anche al fatto che chi aveva preparato lo scenario fosse di dichiarata fede ghibellina (a suo dire “battezzato” nella contrada della Pantera benché di origini lombarde) mentre il nostro, pratese, non poteva che difendere i colori sotto i quali avevano combattuto i suoi avi.

Scherzando sull’accaduto, ci venne in mente che in effetti una battaglia medievale sarebbe stata un ottimo soggetto per uno scenario, anche per il “pepe” che si sarebbe potuto aggiungere dato il campanilismo ancora ampiamente diffuso (si veda l’allegata coreografia dei tifosi aretini in trasferta a Siena, rievocativa della battaglia della pieve del toppo del 1288 nella quale i ghibellini aretini dettero una bella ripassata ai guelfi senesi). Nel giro di poco 5 membri del club hanno dato la loro disponibilità a contribuire alla preparazione dello scenario e siamo partiti.

Lasciamo quindi Montaperti (NB il tavolo della discordia è stato pure premiato a maggior scorno del nostro socio) e veniamo ai motivi della scelta di Campaldino: innanzitutto va detto che volevamo ricostruire una battaglia collocata nel 1200. Questo vincolo nasceva perché volevamo utilizzare le miniature in 10mm (o meglio 12mm) della TB Line: sono miniature bellissime e l’uso di una scala così piccola avrebbe permesso di gestire uno scenario con diverse centinaia di miniature (circa 200 cavalieri e 350 fanti) su un tavolo standard 120x180cm. Queste miniature sono utilizzabili solo fino al tardo 1200, perché i cavalieri hanno solo usberghi di maglia e non hanno corazze a placche/piastre sempre più comuni dalla fine del 200 in poi. Avendo questa limitazione, la conseguente scelta della battaglia risultava molto limitata: infatti, rimanendo in Toscana, non vi furono molte battaglie campali nel 200 dato che l’endemico stato di guerra tra le varie città si concretizzava in continue scorrerie e cavallate condotte da poche centinaia di combattenti. Avremmo potuto estendere l’orizzonte al di là della Toscana e abbiamo tenuto in considerazione battaglie importanti ed interessanti come Cortenuova del 1249 o Benevento del 1266, ma alla fine il campanilismo ha prevalso, ed è per questo che è stata scelta Campaldino.

Oltre ai predetti motivi Campaldino risultava interessante anche per altre ragioni: innanzitutto è ben documentata in quanto ci sono due cronache che la descrivono (quella coeva del Compagni e quella leggermente successiva del Villani) e sono reperibili, seppur con qualche difficoltà, alcune pubblicazioni moderne molto utili per la ricostruzione dei fatti bellici. Inoltre anche come wargame Campaldino può funzionare ed è particolare: l’esercito ghibellino, nonostante l’inferiorità numerica, decise di attaccare (anche per una deliberata scelta attendista degli avversari), confidando nella migliore qualità delle proprie schiere di cavalleria. Nonostante la disparità di forze la battaglia fu molto aspra e incerta venendo decisa dall’opposto atteggiamento che ebbero i comandanti delle rispettive riserve. Infine Campaldino ebbe un testimone d’eccezione in Dante Alighieri e vi parteciparono molti altri straordinari personaggi immortalati nella Commedia o comunque descritti nelle cronache coeve (es. Corso Donati, Buonconte da Montefeltro, Guido Novello, Vieri De’Cerchi, Ubertino degli Ubertini ecc)

A questo punto è necessaria una breve descrizione della battaglia e del contesto storico: nel 1289 il ghibellinismo toscano era alle corde, rimanendo solo Arezzo e Pisa (malconcia dopo la sconfitta della Meloria) a contrastare l’egemonia guelfa e fiorentina in particolare. Le pretese fiorentine nei confronti del territorio aretino erano sempre più esose pertanto, nonostante il parere contrario di alcuni importanti notabili (Es. Il vescovo Uberini e il conte Guido), ad Arezzo ebbe la meglio il partito della guerra. Entrambi gli schieramento chiamarono a raccolta gli alleati (emiliani, toscani, liguri, romagnoli, umbri e marchigiani), i loro patroni (Angioini per i Guelfi, Imperiali per i ghibellini), assoldarono mercenari e vennero allo scontro l’11.6.1289 nella piana di Campaldino, in Casentino, davanti al castello di Poppi del conte Guido Novello. Nonostante l’inferiorità numerica (si pensa che il rapporto di forze fosse di 2 a 1 a favore dei fiorentini) gli aretini attaccarono, sgominarono la prima linea della cavalleria fiorentina tant’è che le fanterie aretine al seguito seguirono l’attacco pensando di aver ormai vinto. Fu grazie all’interveto della riserva fiorentina, composta da milizie pistoiesi e lucchesi e condotta da Corso Donati, che avvenne la svolta della battaglia con l’accerchiamento dell’oste ghibellina. La riserva ghibellina, agli ordini di Guido Novello, non intervenne e preferì ritirarsi nel castello di Poppi. Quasi tutti i comandanti ghibellini perirono (con l’eccezione del Conte Guido) e la battaglia segnò pressoché la fine del ghibellinismo toscano che ebbe qualche sussulto ad inizio 300 con il Castracani ma non tale da minare l’egemonia guelfo fiorentina sulla regione. (NB consiglio vivamente la visione della conferenza del Prof. Alessandro Barbero dedicata alla battaglia in occasione del Festival della Mente del 2009 https://www.youtube.com/watch?v=sCpScMvBfrI ).

Veniamo quindi alla preparazione dello scenario che suddividerei in 2 parti, una dedicata alla ricerca e alla preparazione degli schieramenti e del campo di battaglia, e una seconda dedicata alla realizzazione materiale di entrambi.

  1. LA PREPARAZIONE: ci sono diverse fonti cui attingere per la ricostruzione di Campaldino ma scenari di wargame da cui avere indicazioni per ricostruire gli ordini di battaglia e il terreno sono pressoché assenti, con, fortunatamente, una notevole eccezione. Nel 2009 la Europa Simulazioni ha prodotto un boardgame esagonato “Guelfi e Ghibellini” il quale ricostruisce 3 battaglie del ‘200 italiano: Montaperti, Benevento e, per l’appunto, Campaldino. Avendo uno dei soci copia del gioco, siamo partiti dagli OOB presenti nello scenario di Campaldino di G&G. Prima di tutto li abbiamo confrontati con la documentazione che avevamo raccolto sull’argomento, per verificare che non ci fossero errori. Molto utili per l’individuazione degli organici sono state le due pubblicazioni della Scramasax edizioni dedicate agli Eroi di Campaldino e alla Battaglia. Altrettanto utili sono alcuni saggi presenti nel “Sabato di San Barnaba” (Electa ed.) edito in occasione della mostra tenutasi nel 1989 tra Poppi, Bibbiena ecc in occasione dei 700 anni della battaglia. Al termine di questa verifica abbiamo appurato che gli organici erano coerenti (forse un po’ sottodimensionati come fanterie). A questo punto si è posto il problema dell’imbasettamento delle miniature: avendo una certa esperienza con il 10mm abbiamo optato per un imbasettamento su basi 6x3cm, sia per la cavalleria che per la fanteria (unica eccezione i palvesari su basi 6x2cm). Con queste basi, usando gli organici di G&G, il tavolo 120×180 cm sarebbe rimasto un po’ troppo spoglio, pertanto abbiamo deciso di incrementare gli organici di circa il 50% adattandoli leggermente alle nostre risultanze. Dovevamo quindi decidere con che regolamento ricostruire lo scontro: a nostro avviso la caratteristica principale di Campaldino (e di un po’ tutte le battaglie duecentesche) è l’intervento in prima persona dei comandanti dei singoli contingenti, che con le loro decisioni, spesso umorali e contrarie agli ordini superiori, influirono in maniera decisiva sull’esito dello scontro. Avremmo quindi dovuto cercare un regolamento che enfatizzasse il ruolo dei comandanti, rendendo non automatico il movimento dei singoli contingenti. Abbiamo quindi optato per utilizzare Hail Cesar di Rick Priestly, proprio per i suoi meccanismi di gestione del comando. Chiaramente abbiamo adattato i valori di comando alle qualità dei comandanti in campo, ad esempio Buonconte da Monteferltro si è visto assegnare un valore di comando di 9 (il più alto) vista le sue eccezionali capacità, mentre a Corso Donati abbiamo assegnato delle limitazioni e dei bonus a seconda del tipo di azione scelta, per meglio rappresentare l’irruenza del suo carattere e la mancanza di fiducia da parte degli altri comandanti guelfi. Per gli organici abbiamo usato le liste presenti nell’espansione per HC “late antiquity and early medieval” , riguardanti i comuni italiani e gli eserciti feudali tedeschi e francesi. Anche qui abbiamo fatto alcune modifiche alle caratteristiche delle unità per adeguarle a quanto da noi appurato: ad esempio i palvesi in HC darebbero solo un bonus contro il tiro, mentre noi abbiamo conferito anche dei malus alle unità che li caricano in corpo a corpo considerando la presenza organica a fianco dei palvesari di fanti armati con “lanze longhe”. Infine abbiamo ridotto tutte le distanze (raggio di comando, movimenti, raggi di tiro) ad un terzo di quanto riportato nel regolamento, in modo che fossero proporzionati alle basi utilizzate.

Veniamo ora al campo di battaglia: lo scenario è abbastanza semplice in quanto il campo di battaglia era sostanzialmente piatto e privo di asperità (si narra che fosse stato preparato il giorno precedente per renderlo più pulito possibile) come è appurabile anche da una visita in loco e dalle mappe satellitari. Abbiamo comunque inserito a delimitare il tavolo il fiume Arno (siamo vicino alle sorgenti e non è molto ampio) sulla destra dello schieramento Guelfo e un declivio boscoso sulla sinistra a rappresentare le prime propaggini dell’appennino. Inoltre sul retro dello schieramento ghibellino abbiamo rappresentato la chiesa di Certomondo mentre sul retro dei guelfi il loro accampamento.

  1. LA REALIZZAZIONE: come abbiamo detto la scelta per le miniature è ricaduta sui pezzi Tb Line, cosa che però faceva nascere un problema. Il problema, non da poco, era che la TB Line da tempo non produceva più le miniature i cui diritti sono da poco stati ceduti alla Pendraken, la quale però non ha ancora rimesso in produzione tutto il catalogo. Fortunatamente abbiamo visto che Aster Wargame (commerciante fornitissimo e assiduo frequentatore della nostra convention Hellana Games) aveva ancora un consistente stock di miniature Tb Line e quindi siamo riusciti a completare gli organici necessari . In realtà abbiamo dovuto attingere a dei pezzi della Pendraken per piccole lacune, come gli alfieri appiedati e i palvesi. Su questi ultimi preme una precisazione: visto che in scala 10/12mm non esistono produttori di palvesi della forma giusta, abbiamo dovuto ripiegare su quelli della Pendraken che però hanno una forma troppo squadrata e con una feritoia al centro non riscontrabile nelle ricostruzioni dei palvesi duecenteschi, ma tantè…. Le miniature sono state distribuite per la pittura tra i 5 partecipanti (3 per il guelfi e 2 per i ghibellini) e sono state tutte dipinte a mano usando colori acrilici ad acqua e lavature/inchiostri. Le araldiche sono state dipinte a mano con l’ausilio di alcune decal acquistate dalla Magister Militum. Per la ricostruzione delle araldiche e delle insegne degli schieramenti, oltre ai testi già citati, sono state molto utili le pubblicazioni della Osprey come anche altre pubblicazioni riguardanti fatti d’arme coevi (Montaperti, Cortenuova, Colle). Altrettanto importanti sono state le fonti consultabili online, come ad esempio gli armoriali usati per le araldiche degli assoldati guelfi e dei cavalieri angioini. Infine non possiamo non ricordare come fonte di ispirazione gli splendidi modelli di Mario Venturi, spesso illustrati nelle citate pubblicazioni e comunque in buona parte consultabili sul suo sito web www.parvimilites.it. Infine il caso ha voluto che il Museo del figurino Storico di Calenzano abbia allestito nell’estate 2018 una mostra dedicata ai “Guelfi e Gibellini in Toscana” con numerosi modelli esposti (tra cui quelli di Venturi), la cui visione è stata di inspirazione come il relativo catalogo.

Anche in questa fase realizzativa non sono mancate le occasioni di studio e approfondimento, ad esempio chi aveva il compito di dipingere le cavallerie fiorentine (guelfe) si è posto il problema se dovesse rappresentare solo le cavallerie di alcuni sestieri oppure di tutti e 6, optando poi per quest’ultima soluzione.

Per realizzare il campo di battaglia abbiamo usato 3 panneli di polipropilene estruso delle dimensioni di 60x125cm da usare come base. Un altro pannello è stato usato per modellare le pendici delle colline, usando un archetto a caldo e trincetti vari. Il tavolo è stato texturizzato con il solito pappone composto da vinavil/acqua/ sabbia e poi dipinto con colori acrilici a pennello. Per i boschi abbiamo usato degli alberelli comprati in Cina su un noto sito di aste online leggermente ritoccati ad aerografo per ravvivare le chiome. Il fiume Arno con le relative sponde è stato modellato sui predetti 3 pannelli e la parte delle acque texturizzata con della ghiaia e del water effect della Vallejo.

Sul retro dello schieramento fiorentino è stato preparato il campo guelfo usando come base la palizzata esterna di un castrum romano in 15mm della Forged in Battle. Per popolarlo sono stati usati accessori ed animali della Pendraken mentre per il carroccio e la martinella sono stati usati dei carri della Magister Militum leggermente modificati. La chiesa di Certomondo è invece stata rappresentata con un modello della Timecast.

Già durante la preparazione dei pezzi e del tavolo abbiamo iniziato a provare lo scenario per testarlo. Tutto sommato le nostre previsioni si sono realizzate e lo scenario si è dimostrato giocabile nell’arco di 2/3 ore. Nelle varie riproduzioni dello scontro, che culmineranno con la partecipazione alla manifestazione Milano Wargames 2019, è stata la parte Guelfa a prevalere, grazie sia alla superiorità numerica che alla possibilità di utilizzo efficace delle unità da tiro. A tal proposito abbiamo permesso alle unità da tiro di tirare anche sulle unità impegnate in mischia (randomizzando i colpi), ispirati a ciò dalla fine per “fuoco amico” del balio di Amerigo di Narbona, Guillame di Durfort, il quale venne ucciso da un dardo di balestra, probabilmente fiorentina.

Insomma Campaldino ci ha offerto in questi 14 mesi tutto quello che un wargame tridimensionale può offrire: sfide modellistiche, studio della storia, ore di gioco con i soldatini, in poche parole divertimento, almeno per come lo intendiamo noi! E non si può certo dire che abbia esaurito il suo potenziale dato che potremmo inserire nuove variabili, ad esempio tenendo conto del meteo (nel pomeriggio della battaglia si verificò un nubifragio che impedì un pieno inseguimento degli aretini), oppure potremmo cavalcare le suggestioni esoteriche che circondano la figura di Guido Novello (le cronache raccontano che fosse circondato da astrologi e che avesse un anello magico) ed introdurre nella battaglia l’intervento di forze demoniache o fantastiche a favore dei ghibellini…… dopotutto il drago era uno dei simboli del ghibellinismo!